In una
bellissima fattoria vicino alla riva del Lago Lemano in Svizzera, viveva una mucca che le sue compagne
chiamavano Margherita.
Era una mucca dolce e sempre sorridente che le altre
mucche adoravano. Anche gli altri animali della fattoria la rispettavano e
spesso, se avevano bisogno di un consiglio, è a lei che si rivolgevano perché
era molto saggia e servizievole. Un bel giorno Margherita mise al mondo un
vitellino. Era proprio bello e tutte le mucche e gli altri animali della fattoria
e della vicina foresta le fecero i complimenti: non era da tutti i giorni
vedere una coppia mamma vitellino così ben assortita e felice.
Ma, come in
tutte le storie c’è un ma, il fattore decise che secondo le nuove regole degli
esperti veterinari il vitellino, come tutti i vitellini, doveva essere separato
dalla mamma per imparare ad essere indipendente. Purtroppo capita che i
veterinari non abbiano bambini o che non abbiano esperienza o che, in nome
della scienza, diano dei consigli senza chiedere il parere degli animali che
dovrebbero avere il diritto di esprimersi, ma che non comunicano con i loro
padroni.
Margherita
soffriva molto, non sorrideva più e le sue amiche mucche cercavano invano di
consolarla. Dopo qualche giorno la nostra mucca, durante una notte in cui non
riusciva a dormire, ebbe un’idea luminosa. Per realizzarla però aveva bisogno
dell’aiuto di tutto il suo piccolo mondo, eccetto naturalmente il fattore, che
doveva rimanere all’oscuro di tutto.
All’aurora, mentre tutti dormivano, si
avvicinò alle sue amiche mucche, le svegliò una a una e mormorò loro qualcosa
nelle orecchie. “Nessun problema” risposero queste bisbigliando.
Quando il
ragazzo che si occupava delle mucche andò ad aprire il portone della stalla le trovò
tutte pronte in fila e in un batter d’occhio uscirono e si diressero
rapidamente verso il prato dove avrebbero dovuto pascolare quel giorno. Il
ragazzo rimase meravigliato da questo comportamento, di solito ci volevano
sforzi non da poco per far uscire le mucche e qualche volta doveva ricorrere
persino all’aiuto dei cani, ma fu contento per una volta di essersela cavata così
bene e senza problemi.
Una volta
raggiunto il prato restarono tutte unite per nascondere Margherita che, mentre nessuno la vedeva, si mise prima in mezzo alla mandria, poi senza farsi vedere sgattaiolò
nella foresta che si trovava lì dietro.
Camminò un
bel po’, poi si fermò in una radura e, armata di santa pazienza, si mise ad
aspettare. Dopo qualche minuto fu circondata da un folto gruppo di folletti che
le chiesero: “Cosa fai qui, Margherita? Perché ti chiami Margherita, vero?” “Sì,
rispose la nostra mucca, e sono qui perché ho un grosso problema e mi occorre
il vostro aiuto”.
Raccontò loro la sua triste storia e spiegò che sia lei che
il suo vitellino soffrivano molto.
“Voi che trovate soluzioni ad ogni problema,
vi prego, aiutateci”.
Il più
vecchio dei folletti le rispose: “Cara amica, troveremo senz’altro una
soluzione al tuo problema. Ora torna veloce al tuo prato, prima che il tuo
padrone e il guardiano si accorgano della tua assenza. Ti prometto che verremo
presto a darti una buona soluzione al tuo problema”.
Rassicurata dalle parole
del folletto, Margherita trotterellando tornò al prato da cui era partita e
raccontò alle sue amiche quello che era successo. Poi aspettò piena di fiducia.
La sera
stessa un gruppetto di folletti venne a ispezionare i luoghi.
Esaminarono la
stalla delle mucche, quella dei vitellini, la posizione dei prati, la casa del
padrone, quella dei ragazzi che si occupavano delle mucche e infine anche il
pollaio, perché le galline si mettono sempre a schiamazzare se sono disturbate
e, secondo il piano, non si doveva fare rumore se si voleva che tutto andasse
bene. Avvertirono tutti gli animali della fattoria, poi i folletti tornarono nella foresta.
L’indomani
mattina presto il Capo Folletto scivolò in mezzo alle mucche, raggiunse
Margherita, che dopo la sua promessa, per la prima volta da quando l’avevano
separata dal suo vitellino, aveva dormito tranquilla, e le spiegò nei dettagli
la soluzione che aveva trovato.
“A stasera”,
disse il Vecchio Folletto.
“A stasera”
rispose Margherita.
Appena
divenne buio tre folletti si avvicinarono alla fattoria. Il primo aprì la porta
della stalla dei vitellini, il secondo fece uscire il figlio di Margherita, il
terzo aprì la porta della stalla delle mucche per farlo entrare. Senza far
rumore mamma e figlio si abbracciarono (come possono abbracciarsi una mucca e
il suo piccolo), si accucciarono al caldo l’uno vicino all’altra e si
addormentarono felici. Tutti erano contenti e dormirono tranquilli per l’intera
notte. E anche le successive, perché appena calava il buio i tre folletti
andavano a prendere il vitellino, lo accompagnavano dalla sua mamma, e
all’aurora lo riaccompagnavano nella sua stalla. Quando il padrone la mattina
faceva il suo giro di verifica delle stalle trovava tutto in ordine. Eccetto un
piccolo dettaglio: la porta della stalla dei vitellini era sempre aperta.
Ma
siccome tutti i piccoli erano sempre al loro posto, Non si preoccupò più di
tanto. E non seppe mai che i folletti non riuscivano a chiudere il lucchetto
che era diverso dagli altri che conoscevano.
E da quel
giorno la fattoria fu chiamata
"La Fattoria delle Mucche Felici".