lunedì 28 maggio 2012

Zip, il piccione arcobaleno

Le avventure di Zip, il Piccione

La nostra storia inizia con quella di Edo, un vecchio piccione che aveva preso l’abitudine di raccontare i tanti fatti che conosceva ai piccioncini che i genitori gli affidavano quando andavano a cercare il cibo per le loro famiglie. Edo aveva una straordinaria memoria e ricordava tutte le storie che i suoi antenati avevano tramandato dalla notte dei tempi per tener vivo l’orgoglio di tutti questi volatili che purtroppo non sono sempre capiti e stimati come meriterebbero.

Fra i suoi ascoltatori più fedeli c’era Zip, un piccolo chiamato così perché era velocissimo, volava come una freccia. Zip si appassionava per le storie che raccontava il vecchio Edo, e sognava di diventare un giorno un eroe e di intervenire in aiuto dei suoi simili, i volatili. Così si allenava tutti i giorni per potenziare le sue capacità, di volo naturalmente, ma anche di forza perché prevedeva di dover trasportare oggetti, anche pesanti, col becco o con le zampe.

La prima occasione di dimostrare quanto fosse bravo capitò un giorno di primavera: in un nido di passerotti vicino al cornicione dove abitava, papà passerotto si ammalò. Le uova non erano tutte schiuse e mamma passerotta doveva covarle, mentre i piccoli già nati avevano una gran fame.  Zip decise di venir loro in aiuto: aveva adocchiato in una fattoria vicina un’aia dove la contadina passava regolarmente distribuendo cibo e grani alle sue galline. Pensò di portarne un po’ ai passerotti. Volò sull’aia, chiese alle galline il permesso di prendere un po’ di cibo spiegando per cosa gli serviva. 


Le galline accettarono con piacere: avevano anche loro dei pulcini e sapevano quanto era importante che mangiassero abbondantemente tutti i giorni per crescere bene. Zip raccolse in un sacchetto un bel po’ di grani, prese il sacchetto con le zampine e volò via. Mentre stava prendendo il volo, la contadina uscì dalla sua casa e vide il piccolo piccione che a lei sembrava stesse rubandole il cibo: prese una scopa e tentò di farlo cadere. Le galline intervennero in massa, distrassero la contadina mentre Zip metteva il turbo e volava via dopo averle ringraziate con un gesto dell’ala.

I passerotti del nido furono felicissimi delle squisitezze che Zip aveva portato e, messo via un po’ di cibo per l’indomani, mangiarono a sazietà, dopo aver ringraziato il loro amico piccioncino. Questi fu felice dell’esito positivo della sua prima missione e si mise a riflettere su quanto era successo. Se avesse avuto bisogno di tornare dalle sua amiche galline, la contadina l’avrebbe sicuramente riconosciuto e l’avrebbe rincorso con la scopa, come aveva fatto quel giorno. Occorreva trovare una soluzione al problema, per diventare sempre più rapido prima di tutto e poi avere un travestimento che gli permettesse di non essere individuato quando era in giro con la sua famiglia. Non voleva davvero mettere mamma e papà piccioni nei guai e nemmeno i suoi fratelli. Così quella sera si mise a dormire pieno di buone intenzioni: sarebbe partito in ricognizione l’indomani e di sicuro avrebbe trovato un modo per non farsi riconoscere.

La mattina seguente il nostro piccolo piccione cominciò ad allenarsi: doveva raggiungere una velocità tale da non permettere a nessuno di raggiungerlo, con o senza scopa. Dopo un paio d’ore gli sembrò di aver fatto un buon lavoro per quel giorno e si mise alla ricerca di una soluzione per non farsi riconoscere da nessuno. Partì in ricognizione ma non trovò nulla. E così nei giorni successivi. Stava per rinunciare quando sorvolò una fabbrica di vernici: si posò sul balcone degli uffici e si mise ad ascoltare quello che dicevano i venditori  ai possibili clienti.
“Ecco: queste sono lacche e sono a base di componenti indelebili. Queste altre invece sono vernici ad acqua, sono lavabili e se sciacquate subito spariscono del tutto…”  E a Zip venne un’idea luminosa! Intanto il piccioncino continuava ad allenarsi al volo superveloce in attesa di un’occasione per rendersi utile.

E l’occasione si presentò quando sentì un contadino e un addetto alla cura delle foreste parlare fra loro di abbattere un albero che si stava ammalando e che era stato segnato (prima di abbattere un albero nel bosco le guardie forestali li marcano per essere sicuri di non abbattere piante sane). Cercò l’albero in questione e si accorse che c’era un nido molto ben nascosto fra le fronde. Si avvicinò e cercò di avvertire gli abitanti del prossimo abbattimento.
“Non possiamo muoverci da qui… ci sono i piccoli che non sanno ancora volare e poi come faremmo a trasportare il nido?”

“Ci penso io”, disse il coraggioso piccioncino. “Vi aiuterò se promettete di seguire le mie istruzioni”.

Così si levò in volo con papà uccellino per individuare un albero non troppo lontano che avrebbe potuto ospitare la famigliola. Lo trovarono quasi subito: aveva i rami così fitti che nessuno avrebbe potuto vederlo e i piccoli sarebbero stati sani e salvi per crescere tranquilli. Restava il problema del trasloco. Zip andò di corsa (scusate, volando) a casa, prese il suo prezioso sacchetto e tornò all’albero. Prese ad uno ad uno gli uccellini e li mise in salvo in un luogo sicuro. Trasportare il nido fu meno semplice, ma con l’aiuto di papà e mamma uccellini riuscirono a sistemarlo per bene. Poi andarono a prendere i piccoli e, sempre ad uno ad uno li misero nei loro lettini. Ma la giornata era quasi al tramonto ed era rimasto ben poco da mangiare: “Non vi preoccupate, domattina presto provvederò io”.

Al levar del sole Zip volò rapido verso la fabbrica di vernici, si tuffò senza farsi notare in un bidone di vernice verde, andò nell’aia delle sue amiche galline, prese un carico di grani e volò via veloce. 



I contadini e i pastori al vederlo si spaventarono tanto era verde e furono incapaci di reagire. Prima che la vernice si asciugasse Zip volò al nido dei suoi nuovi amici, depositò il cibo, poi volò verso la fontana dell’aia, si mise sotto il getto dell’acqua e la vernice sparì: era tornato ad essere Zip, un qualsiasi piccione in mezzo a tanti.

Zip era felice: aveva trovato la sua strada nella vita. Quella notte dormì tranquillo e anche le notti successive, sempre in attesa di altri animali o persone da aiutare. Per ora non conosco altre sue avventure, ma se l’Airone me ne racconterà di nuove, vi prometto che le troverete qui.

Un po' di storia

Apprendiamo da dati storici che il colombo (più comunemente chiamato piccione) fu il mezzo più rapido per le comunicazioni militari fra i Persiani, gli Assiri, gli Egiziani, i Fenici, i Greci e i Romani. Anche Giulio Cesare li usò per comunicare con le sue armate durante la conquista della Gallia. Perciò fu chiamato colombo viaggiatore.

Nell’Antica Grecia il colombo viaggiatore, oltre a questo tipo di comunicazioni, fu usato per trasportare messaggi religiosi.  E non bisogna dimenticare che i nomi dei vincitori delle “Olimpiadi” venivano diffusi per tutto il Paese con l’uso di questi favolosi uccelli.

Più tardi, al tempo delle “Crociate”, sia i Saraceni sia i Crociati usarono il piccione  viaggiatore, ed in molti casi le notizie trasportate furono utilissime.

Il “Colombo viaggiatore” è l’animale più studiato nei secoli; Aristotele, Varrone e Plinio il vecchio, storici e studiosi greci e latini, cercarono di studiare e comprendere come possano avere tanto senso di orientamento.

A livello sportivo l’attuale “Colombo viaggiatore” nasce in Belgio nella prima metà dell’ottocento. La prima gara sportiva per “Colombi Viaggiatori” fu organizzata a Liegi (Belgio) il 15/07/1820 ed il vincitore nella Sua gabbietta, scortato dalla “fanfara della città” fu portato in giro per le strade cittadine e nei paesi vicini.

In Italia troviamo il maggior numero di piccioni viaggiatori in Toscana, in particolare nella provincia di Livorno.

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