Durante una delle mie passeggiate estive su per le montagne sono entrata in una chiesina che mi sembrava particolarmente ospitale. C’è voluto un attimo per farne il giro, uno sguardo dalla porta mi è bastato per osservarne tutta la bellezza: c’era l’altare, con tanti fiori dello stesso colore di quelli del prato, c’erano tante candele accese e un enorme quadro sulla destra che prendeva quasi tutta la parete. E nel quadro, in primo piano, in mezzo a tante pecorelle che pascolavano tranquille in un prato identico a quello che avevo attraversato per entrare in quel luogo incantevole, ce n’era una dall’aspetto allegro e vivace… tutta verde!
Curiosa come sono, ho naturalmente subito chiesto in giro come mai vi fosse una simile stranezza in un lavoro che mi pareva pregevole e la risposta mi è venuta da un vecchio pastore che mi ha raccontato la storia de
La Pecorella Verde
In tempi lontani i pendii di quella zona erano pieni di greggi che pascolavano nei prati verdi pieni di fiori rosa e blu come non se ne trovano su nessun’altra montagna e che avevano dato il nome alla valle: Rosablu.
Le pecore davano un latte molto pregiato e ricercato che i pastori usavano per far crescere i loro figli, che erano più belli e più sani di quelli delle vallate vicine. Poi facevano dei formaggi straordinari e squisiti che vendevano ai visitatori (all’epoca non c’erano turisti!) e agli abitanti della vicina città. Anche loro avevano dei bei bambini che crescevano forti e coraggiosi.
Ogni settimana, la domenica mattina, i pastori con le loro famiglie salivano verso il bosco e depositavano sul limitare della foresta un formaggio saporito per i folletti buoni che vivevano da quelle parti, come del resto in tutte le belle foreste dell’Europa.
Nessuno li aveva mai visti, ma tutti erano sicuri che ci fossero come avevano detto loro i nonni e i nonni dei nonni e così via. Non si sa come andassero le cose, ma è un fatto che coloro che verso sera tornavano sul posto non trovavano più il formaggio e al suo posto c’era un bel mazzetto di fiori rosa e azzurri.
Ma…, come sapete in queste storie c’è sempre un MA, gli abitanti delle valli dei dintorni erano molto invidiosi dei loro vicini, così sani e così ricchi e che, secondo loro, non facevano nulla per meritare tutto il ben di Dio che capitava loro fra capo e collo. Brontolavano sempre per tutto e cercavano il modo per fare formaggi altrettanto buoni, avere figli altrettanto belli e sani. Ma niente: continuavano ad avere buone pecore, buoni formaggi e figli normalissimi. E allora cosa volevano di più, direte voi lettori. C’è un vecchio proverbio che fa proprio al caso nostro e che recita “l’erba del vicino è sempre più verde”: ecco, i pastori delle valli vicine volevano solo possedere le pecore super dei loro vicini. Si riunirono in comune per discutere e trovare delle soluzioni. Fecero riunioni su riunioni finché ad uno di loro venne un’idea, non molto bella per la verità, ma efficace: <basta rubare le loro pecore> disse. E tutti entusiasti decisero che avrebbero fatto proprio così e si diedero appuntamento per la sera successiva all’inizio della valle Rosablu. Nel più assoluto silenzio in quella notte di luna nuova rubarono tutte le pecore dei loro vicini, le fecero salire su dei grandi carri ai quali avevano avvolto le ruote di fieno perché non facessero rumore e le portarono a pascolare nei loro campi.
Nessuno li aveva mai visti, ma tutti erano sicuri che ci fossero come avevano detto loro i nonni e i nonni dei nonni e così via. Non si sa come andassero le cose, ma è un fatto che coloro che verso sera tornavano sul posto non trovavano più il formaggio e al suo posto c’era un bel mazzetto di fiori rosa e azzurri.
Ma…, come sapete in queste storie c’è sempre un MA, gli abitanti delle valli dei dintorni erano molto invidiosi dei loro vicini, così sani e così ricchi e che, secondo loro, non facevano nulla per meritare tutto il ben di Dio che capitava loro fra capo e collo. Brontolavano sempre per tutto e cercavano il modo per fare formaggi altrettanto buoni, avere figli altrettanto belli e sani. Ma niente: continuavano ad avere buone pecore, buoni formaggi e figli normalissimi. E allora cosa volevano di più, direte voi lettori. C’è un vecchio proverbio che fa proprio al caso nostro e che recita “l’erba del vicino è sempre più verde”: ecco, i pastori delle valli vicine volevano solo possedere le pecore super dei loro vicini. Si riunirono in comune per discutere e trovare delle soluzioni. Fecero riunioni su riunioni finché ad uno di loro venne un’idea, non molto bella per la verità, ma efficace: <basta rubare le loro pecore> disse. E tutti entusiasti decisero che avrebbero fatto proprio così e si diedero appuntamento per la sera successiva all’inizio della valle Rosablu. Nel più assoluto silenzio in quella notte di luna nuova rubarono tutte le pecore dei loro vicini, le fecero salire su dei grandi carri ai quali avevano avvolto le ruote di fieno perché non facessero rumore e le portarono a pascolare nei loro campi.
I pastori della valle Rosablu si disperarono. Era una vera catastrofe, di che strapparsi tutti i capelli. L’unica che non si lamentava tanto era Rosabianca, una bambina bianca e rosa a cui una pecora era rimasta, accucciata nella stalla perché aspettava una pecorella per quel giorno e non poteva stancarsi troppo, in giro per i campi. E la notte successiva al furto la pecorella nacque, ma tutti cacciarono un urlo di spavento appena la videro: era una pecorella verde. Nessuno aveva mai visto un fenomeno del genere da quelle parti, né altrove per la verità, e nessuno riusciva a darsi una spiegazione. La pecorella non fu molto bene accetta, se non dalla sua mamma che la trovava splendida e che la portava a spasso molto orgogliosa di essere l’unica pecora della valle ad avere una figlia di un così bel colore. Ma i bambini prendevano in giro la pecorella verde che si sentiva sempre più sola e spaurita e che andava sempre più di frequente a spasso nel bosco malgrado i consigli della mamma che le diceva quanto quei luoghi fossero pericolosi e quanti lupi vagassero in cerca di cibo fra gli alberi. E le pecorelle, si sa, sono il cibo preferito dai lupi. Infatti la pecorella verde ne incontrò più di uno, ma nessuno la toccava, tanto era strano e anormale il suo colore, così verde. Pian piano la pecorella cominciò a capire che il suo colore era la sua difesa, si sentì un po’ meno spaurita e si addentrò con più sicurezza nel bosco.
E un bel giorno incontrò i folletti che non si fanno mai vedere dagli umani, ma che parlano e giocano con gli animali dei boschi. Fra loro fu subito intesa: prima si misero a giocare, poi a gustare mirtilli e lamponi, infine a chiacchierare. Fu così che la pecorella, che tutti ormai chiamavano Verdella, venne a sapere che era venuta al mondo di quel colore perché aveva un compito preciso: doveva riportare nella Valle Rosablù tutte le pecore che erano state rubate. Il compito non era facile e lei era ancora un cucciolo di pecora, ma quando le raccontarono come si viveva bene nella Valle prima del furto, quante pecore sue cugine erano infelici lontano da lì, quanto mancavano loro le cure e l’affetto dei valligiani loro veri padroni, capì che non poteva sottrarsi al suo destino e cominciò ad allenarsi a fare lunghe passeggiate e a camminare di notte, al buio, perché era il solo modo per sfuggire alla sorveglianza dei pastori cattivi che le tenevano prigioniere. Furono settimane difficili, ma i folletti del bosco la aiutarono come meglio non si sarebbe potuto e Verdella ce la mise proprio tutta.
E un bel giorno incontrò i folletti che non si fanno mai vedere dagli umani, ma che parlano e giocano con gli animali dei boschi. Fra loro fu subito intesa: prima si misero a giocare, poi a gustare mirtilli e lamponi, infine a chiacchierare. Fu così che la pecorella, che tutti ormai chiamavano Verdella, venne a sapere che era venuta al mondo di quel colore perché aveva un compito preciso: doveva riportare nella Valle Rosablù tutte le pecore che erano state rubate. Il compito non era facile e lei era ancora un cucciolo di pecora, ma quando le raccontarono come si viveva bene nella Valle prima del furto, quante pecore sue cugine erano infelici lontano da lì, quanto mancavano loro le cure e l’affetto dei valligiani loro veri padroni, capì che non poteva sottrarsi al suo destino e cominciò ad allenarsi a fare lunghe passeggiate e a camminare di notte, al buio, perché era il solo modo per sfuggire alla sorveglianza dei pastori cattivi che le tenevano prigioniere. Furono settimane difficili, ma i folletti del bosco la aiutarono come meglio non si sarebbe potuto e Verdella ce la mise proprio tutta.
Finalmente venne la grande notte della partenza. Con tutte le raccomandazioni della mamma, con gli auguri e gli incoraggiamenti dei folletti che coniarono l’espressione “in bocca al lupo” ben sapendo che i lupi non le avrebbero mai fatto niente, tanta era la paura che avevano di quella pecora dallo strano colore, raccogliendo tutto il suo coraggio, la Pecorella Verde si diresse verso la prima delle valli vicine alla ricerca delle pecore rubate. Era naturalmente una notte senza luna, si sentivano solo gli ululati dei lupi e i versi degli uccelli notturni che incoraggiavano Verdella e la aiutavano a trovare la direzione giusta. La nostra coraggiosa pecorella raggiunse così il primo ovile, con la zampa aprì il cancelletto, entrò. Le pecore si spaventarono un po’, per la verità, a vederla di quello strano colore, ma lei raccontò loro la sua storia, disse di chi era figlia e perché era lì. Bisognava far presto ed essere lontano da quel posto prima dell’alba. In punta di zampe le pecore seguirono Verdella nella notte, senza un belato né il minimo rumore. Non era difficile seguirla, così verde e luminosa… I lupi nel bosco si tennero a rispettosa distanza e gli uccelli notturni le guidarono con i loro consigli. All’alba erano tutte rientrate nella valle Rosablù, accolte dai loro padroni a cui erano tanto mancate.
L’avventura notturna si ripeté per tante notti, i pastori ladri non si spiegavano come mai i loro ovili erano tutti vuoti la mattina quando la sera prima avevano chiuso i cancelli. Uno di loro, un po’ più furbo degli altri, decise di star sveglio per controllare, ma quando vide Verdella brillare nella notte, apparentemente solo una pecora come tante, ma terribilmente verde, si prese un tale spavento che la mattina dopo lo trovarono dietro un cespuglio tutto tremante e ci volle del tempo perché riuscisse a parlare e a dire quello che aveva visto. E in poche notti tutte le greggi erano rientrate nella Valle Rosablù. La vita riprese a scorrere come prima, i pastori della valle ricominciarono a mettere il formaggio ai folletti, le pecore a mangiare i famosi fiori rosa e blu, i bambini a crescere forti, bianchi e rossi, i cittadini a mangiare gli squisiti formaggi. I pastori delle valli vicine si rassegnarono ad avere delle pecore normali, dei formaggi normali, dei bambini normali, e soprattutto ad evitare accuratamente la Valle incriminata tanto era il terrore di incontrare la Pecorella Verde.
Inutile dire che Verdella era diventata l’eroina della zona. Tutti, uomini donne, bambini, pecore ed animali del bosco erano così orgogliosi di lei che quasi non si accorgevano più del suo colore. I folletti le chiesero se volesse diventare beige come tutte le altre, con una magia era possibile, ma lei non volle. <Mi sento bene così> disse < sono cosciente della mia responsabilità in caso di bisogno e mi ricordo di non avere mai paura di nulla. E poi, in caso di necessità, posso ancora far paura ai mal intenzionati, lupi o ladri.>
In segno di gratitudine i pastori della Valle Rosablù fecero venire un pittore famoso dalla città e lui dipinse il quadro che ancora fa’ mostra di sé nella chiesetta. E, cosa che pochi sanno, quando si inventarono i semafori si mise il verde come luce per consentire il passaggio, tanto era ancora viva nella memoria della gente l’avventura della Pecorella Verde.
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