Dopo una lunga vita di qualche centinaio di anni in mezzo
ai suoi simili, il folletto Brogetto aveva deciso di ritirarsi in una casetta che aveva costruito
sul limitare del bosco. Stava meglio da solo alla sua età venerabile.
Intorno alla sua casetta aveva un bell’orto che coltivava
con amore.
Era il suo regno, dove il cielo è sempre più blu che in
qualsiasi altro luogo. Nell’orto c’erano carote, pomodori, insalate e tante
rose. C’erano anche un paio di alberi di mele rosse e un grande alveare sempre
pieno di miele, morbido e saporito.
Oltre il suo orto c’erano altri regni: il regno
degli uccellini ai quali durante la stagione della frutta metteva un cestino
con tante mele, il regno dei coniglietti, ai quali metteva sempre un cesto di
carote, il regno dell’Orso Gigante al quale metteva puntualmente una ciotola di
miele. E tutto intorno volavano decine e decine di bellissime farfalle
colorate, alle quali gettava i petali delle sue profumatissime rose.
Quanto ai suoi compagni folletti, per loro
coltivava delle enormi e squisite zucche che regalava loro per nutrire le
numerose famiglie composte anche da golosissimi follettini. Non poteva
desiderare di più dalla vita.
Ma (nelle storie c’è sempre un MA…), un brutto giorno
Brogetto prese la più terribile delle malattie che possa capitare ad un
folletto che vive nella natura: il raffreddore da fieno. Era primavera e
improvvisamente il nostro eroe cominciò a starnutire e ad avere gli occhi
rossi. Tentò più volte di andare nell’orto a lavorare, ma proprio non ce la
faceva. Era costretto a chiudersi in casa e a guardare dalla finestra il suo
orto che appassiva per mancanza di acqua e ingialliva per mancanza di cure.
Brogetto era proprio disperato. Naturalmente non poteva più
mettere agli uccellini il solito cesto con le mele, né il cesto di carote ai
coniglietti, né la ciotola di miele al Grande Orso. Anche le farfalle smisero
presto di volare nei dintorni e furono costrette a cercare altrove il loro cibo
preferito.
Brogetto aveva un bel fregarsi gli occhi, starnutire a più
non posso e piangere a calde lacrime: il raffreddore da fieno non passava e
l’orto era sempre più giallo.
Vennero a trovarlo i suoi compagni folletti. Gli portarono
tante cose buone, tutte quelle che piacciono ai folletti come loro, ma lo
consolarono solo un pochino. Brogetto era molto triste e pensava che ormai per
lui fosse tutto finito.
Passavano i giorni e la situazione non cambiava. Poi una
mattina Brogetto sentì gli uccellini cinguettare davanti alla sua finestra.
Tutto contento si affacciò per salutarli e si trovò davanti anche i
coniglietti, l’Orso Gigante, le farfalle, un paio di tartarughe (le altre
stavano arrivando, ma ci voleva ancora un po’ di tempo, sono molto lente!...). C’erano anche alcune lucertole, un paio di
porcospini, alcune api e due bellissimi cani, Gaya e Grindel.
"Buongiorno, amici miei. Che piacere vedervi!..." Brogetto si sentiva rinato.
Grindel, il cane, prese la parola (come sapete animali e
folletti parlano spesso fra loro) e disse: «Buongiorno buon folletto Brogetto.
Ci siamo riuniti tutti gli animali nel bosco e siamo venuti
da te per farti una proposta. Tutti noi ti dobbiamo molto e abbiamo deciso di
aiutarti. Finora hai provveduto a noi, senza badare a dimensioni o caratteri.
Ci hai dato da mangiare tutte le cose che ci piacciono di più, le hai coltivate
per noi con amore e ora ti dispiace di non poterlo più fare.
Noi sappiamo bene che la situazione è provvisoria, presto tornerai sano come un pesce. Ma nel frattempo il tuo orto ne risente. E l’anno prossimo ci troveremo tutti di nuovo nella stessa situazione perché la malattia che hai preso si ripete tutti gli anni quando comincia la primavera».
«Così, visto che non puoi andare a lavorare nell’orto come hai sempre fatto, ci penseremo noi. Alcuni si incaricheranno della coltivazione degli ortaggi, altri della loro raccolta. Poi, per esempio, Gaya è specializzata nel trasporto di carrette pesanti e porterà la frutta e la verdura a chi non potrà venire a prenderla.
Le api si occuperanno dell’alveare, le farfalle delle rose,
le lucertole, che sono veloci, delle comunicazioni fra tutti noi, i coniglietti
dell’orto, le tartarughe proteggeranno con la loro casa i germogli più fragili.
Il compito dei porcospini sarà quello di proteggere il tuo orto da sgradite intrusioni
insieme all’Orso Gigante.
Se poi avremo bisogno di aiuto contiamo su di te per darci
buoni consigli e su tutti gli animali della foresta che ci hanno promesso il
loro appoggio incondizionato.
Dicci se sei d’accordo: noi siamo pronti a cominciare
subito».
«Certo che sono d’accordo», disse subito intenerito
Brogetto. «Ma a patto che appena potrò vi darò il cambio. Il lavoro è tutta la
mia vita e non saprei proprio farne a meno. Offrirvi le cose buone del mio orto
non è una fatica per me, è la mia soddisfazione. Non so come ringraziarvi della
vostra proposta!... Grazie grazie».
Brogetto inghiottì un paio di lacrime di commozione e chiuse
la finestra: stava già starnutendo a più non posso e temeva di spaventare gli
animali che lo guardavano dal prato davanti alla sua casa.
Gli animali si sparpagliarono nell’orto e nei dintorni per
svolgere il lavoro per il quale si erano impegnati. Erano tanti e da quel
giorno lavorarono a turno per riportare l’orto al suo pieno splendore. C’era
sempre qualcuno che lavorava alle coltivazioni o all’alveare, mentre altri si
occupavano a turno della propria famigliola. Ognuno si dava da fare per
svolgere al meglio il compito che aveva scelto.
Quando a Brogetto il folletto passò il raffreddore da fieno, gli animali non lo lasciarono. L’orto era diventato più grande e occorreva l’aiuto di tutti. I compagni folletti venivano spesso a trovare il loro vecchio compagno, tanto il luogo era piacevole e spesso portavano i loro figli a giocare con i coniglietti o le farfalle. E da quell’anno il bosco si chiamò Bosco Felice e Brogetto visse allegro e contento i due o trecento ultimi anni che la vita gli riservava…
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