Molti anzi moltissimi anni fa i merli erano bianchi. Bianchi da piccoli, bianchi da adulti, bianche le femmine. Erano molto amati da tutti e ammirati: non c’erano altri uccelli così bianchi.
Poi un anno successe un evento strano e inatteso: faceva un gran freddo, un freddo polare, nessuno usciva di casa e le provviste calavano pericolosamente nelle case. Faceva un tale freddo che la gente non aveva nemmeno più fame. Con un gennaio così un taglialegna fece quello che faceva sempre. Andò nel bosco, scelse un albero bello grosso e lo tagliò per farne legna per il camino. La sua famiglia aveva tanto freddo e i suoi bimbi si stavano ammalando.
Di solito il nostro taglialegna prima di tagliare un albero guardava bene che non ci fossero nidi, e anche questa volta lo esaminò con cura. Ma era un albero così grande che non riusciva a guardarlo tutto e da tutte le parti e per dipiù nevicava. Era tutto bianco intorno e in tanto bianco i merli non si vedevano.
Non vi dico l’angoscia di
mamma merla quando il loro albero fu a terra. I suoi piccoli sapevano a
malapena volare e non avevano un tetto sotto cui ripararsi. Inoltre cominciava
a nevicare fitto fitto e bisognava fare qualcosa ad ogni costo. Così si divisero
i compiti: papà merlo partì per primo, alla ricerca di un’altra casa,
confortevole e caldina e di un po’ di cibo. Si diedero un appuntamento
quotidiano per ritrovarsi non appena avessero trovato entrambi la soluzione ai loro problemi.
Mamma merla sistemò come meglio poteva i suoi piccoli, raccomandò loro di non muoversi da quel che rimaneva del nido e promise che sarebbe tornata al più presto. I piccoli merli avevano tanta paura, ma vedendo la loro mamma così spaventata all’idea di lasciarli soli, si fecero coraggio e le dissero: “ Stai tranquilla mamma, al tuo ritorno saremo qui, esattamente come ci lasci adesso”. E la mamma partì con l’angoscia nel cuore, non prima di aver rivolto al Buon Dio una preghiera perché proteggesse i suoi cuccioli di merlo. E volò via.
Mamma merla sistemò come meglio poteva i suoi piccoli, raccomandò loro di non muoversi da quel che rimaneva del nido e promise che sarebbe tornata al più presto. I piccoli merli avevano tanta paura, ma vedendo la loro mamma così spaventata all’idea di lasciarli soli, si fecero coraggio e le dissero: “ Stai tranquilla mamma, al tuo ritorno saremo qui, esattamente come ci lasci adesso”. E la mamma partì con l’angoscia nel cuore, non prima di aver rivolto al Buon Dio una preghiera perché proteggesse i suoi cuccioli di merlo. E volò via.
Sorvolò il bosco dove avevano distrutto il suo nido, e si ritrovò nella periferia di una città che non aveva mai visitato: non aveva tempo per fare la turista, doveva allevare i suoi piccoli merli. Nel sorvolare i tetti delle case si accorse che vicino ai comignoli faceva un bel caldino. Si avvicinò ad uno di essi, lo provò e capì che poteva essere una soluzione per la sua famiglia, anche se provvisoria, ovviamente.
Se la famiglia che
abitava in quella casa avesse avuto molto freddo, avrebbe riempito di legna il
focolare e abitare lì dentro sarebbe diventato veramente pericoloso.
Mamma merla tornò al nido: i suoi piccoli guardavano con ansia verso la parte da cui era partita sperando di vederla comparire presto. Insieme, scaldandosi l’un l’altro, aspettarono l’ora dell’appuntamento con il papà e quando furono riuniti presero dal vecchio nido quei pochi fili di lana che c’erano e che potevano essere utili nella nuova sistemazione e si diressero verso il camino che la mamma aveva scelto perché le era sembrato più adatto e più sicuro. Si sistemarono alla bell’e meglio, stretti stretti, e si prepararono ad affrontare la notte. La mattina dopo papà merlo volò via alla ricerca di cibo e gli uccellini si strinsero alla mamma per affrontare, con un po’ di paura, la giornata in quel luogo che per quanto caldino restava comunque sconosciuto.
Fuori continuava a nevicare e fu con difficoltà che papà merlo trovò qualche briciola davanti al negozio del fornaio. Per fortuna un bambino aveva lasciato cadere un bel pezzo della sua merenda davanti alla scuola: anche quello si rivelò prezioso per i piccoli merli. Passò una giornata, una seconda e una terza. Il quarto giorno infine tornò il sole. I merli finalmente potevano uscire dal comignolo! Si posarono sul tetto della casa. “Piccoli, disse la mamma, scuotetevi che siete tutti neri di fuliggine”. “Anche tu, mamma”.
Si scossero ben bene, ma restavano tutti neri, papà compreso.
“Sarà così per sempre,
disse il Buon Dio, per ricordare la vostra avventura, la dedizione con cui
avete assistito i vostri piccoli, e il rispetto che avete avuto voi cuccioli
nei confronti dei vostri genitori, obbedendo ai loro desideri.” E così fu.
Quanto ai tre giorni che avevano passato nel comignolo e che erano stati i più freddi di quell’anno e di molti altri prima e dopo quell’evento, sono il 29, il 30 e il 31 gennaio e sono ricordati come” i tre giorni della merla”.
Quanto ai tre giorni che avevano passato nel comignolo e che erano stati i più freddi di quell’anno e di molti altri prima e dopo quell’evento, sono il 29, il 30 e il 31 gennaio e sono ricordati come” i tre giorni della merla”.
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