Gavino e Mafalda
Gavino è uno splendido esemplare di tortora. Vive qui a
Carbonia, da sempre, in via Dalmazia. La sua famiglia ha la sua casa in un
albero del viale: non è sempre gradevole perché c’è molto traffico, bisogna
fare attenzione a non attraversare la strada nelle ore di punta, non scendere a
beccare briciole quando passano bambini che lo rincorrono e lo costringono a
complicati slalom fra le persone e le automobili e non si deve decidere di fare
un riposino in certe ore a causa del forte rumore.
Da qualche giorno, durante uno dei suoi voli esplorativi in
altri quartieri, Gavino ha incontrato Mafalda, una tortora bellissima, che se
ne stava su un filo del telefono ad osservare il mondo intorno a lei. Le prime
volte non osava rivolgerle la parola, gli sembrava troppo bella e troppo
distante, ma poi un giorno la sentì cantare con una voce bella quanto lei una
canzone allegra e decise di farsi avanti: la salutò. Si presentò, le disse dove
abitava e le raccontò che stava facendo un giro di esplorazione per vedere
posti nuovi. Mafalda fu contentissima di averlo conosciuto, gli disse che le
piaceva stare sul filo del telefono perché c’era uno splendido panorama e perché
lassù nessuno la disturbava.
Per un po’ Mafalda e Gavino volarono insieme alla scoperta
della città. La sera poi andavano sulla Passeggiata per i Concerti del Tramonto
nei quali si esibivano i Passerotti del Quartiere. Stavano proprio bene insieme
e decisero di costruire il loro nido. Salutarono le loro famiglie e si sistemarono
fra i rami della splendida buganvillea color fuxia tutta in fiore di nonna
Assunta.
Molto presto Mafalda depose quattro uova e si accinse a
covarle, curata e coccolata da Gavino che non vedeva l’ora di essere Papà. La
mattina, dopo averla accudita, volava in giro a cercare cibo per Mafalda e le
portava tutte quelle cosine squisite che le piacevano e che le permettevano di
passare il tempo della cova in modo più gradevole. Anche nonna Assunta metteva
sul davanzale le briciole del pane e qualche volta anche dei biscotti.
Dopo un tempo ragionevole nacquero quattro tortorelle, due
femmine e due maschi. Non vi dico la gioia dei genitori! Sembrava loro di aver
raggiunto la felicità.
Ma nella vita le difficoltà ci sono per tutti: nella nostra,
come in tutte le storie, il cattivo era in agguato. Si trattava di Fulvo, il
gattone del Signor Ernesto, il vicino di casa di Nonna Assunta. Appena le
tortorelle misero il capino fuori dall’uovo, Fulvo si appostò in posizione
strategica per mangiarseli alla prima occasione.
Gavino però vegliava e quando si rese conto che il momento
si faceva particolarmente difficile, disse a Mafalda: “ Carissima Mafalda,
dobbiamo affrontare la situazione con coraggio e un po’ di furbizia perché
l’avversario è molto più grosso e cattivo di noi. Tu mettiti tranquilla nel
nido, di’ ai piccoli di non parlare assolutamente per far finta che non ci sia
nessuno. Al resto penso io: sta’ tranquilla, tornerò presto.” “Fai attenzione,
mio caro Gavino, ti voglio bene e senza di te non saprei vivere. Ormai abbiamo
famiglia e dobbiamo essere molto responsabili”.
Gavino scese dal nido e non appena i piccoli cessarono di chiacchierare
si mise a svolazzare davanti al naso di Fulvo. Al gattone non parve vero di
avere una tortora così cicciottella come pranzo e fece per prenderlo. Gavino
volò un po’ più in là. E Fulvo con un balzo lo raggiunse. O meglio, credette di
averlo raggiunto, perché Gavino era nel frattempo volato ancora più in là. E un
voletto dopo l’altro lo allontanò dal nido. Ma non bastava: la casa di Fulvo
era troppo vicina al loro nido e occorreva dargli una lezione che non
dimenticasse facilmente.
Nei sui voli di esplorazione Gavino aveva adocchiato una
siepe non troppo lontana: si diresse a piccoli voli verso di essa. E il gattone
Fulvo dietro. Arrivato alla siepe Gavino si alzò in volo e Fulvo, con un balzo
che doveva permettergli di afferrare la tortora, finì in pieno nella siepe. Dimenticavo
di spiegarvi che si trattava di una siepe di fichi d’india, tipiche delle
nostre isole, con delle spine lunghe così e tanti frutti con spinette piccole
piccole molto penetranti.
Non vi dico in che stato ne uscì! Miagolando come un
disperato, pieno di spine dappertutto si trascinò fino a casa dove il Signor
Ernesto dovette levargliele tutte una per una con una pinzetta… Ci mise una
giornata intera e per dargli una lezione indimenticabile lo disinfettò con
l’alcol più forte che avesse. Mai più,
mai più il gattone avrebbe inseguito una tortora. Non solo, raccontò a tutti i
gatti dei dintorni la sua disavventura spargendo la voce che le tortore sono
uccelli pericolosissimi e che bisogna evitarli con cura.
Gavino tornò sano e salvo al nido con grande gioia di tutti,
anche di nonna Assunta, che per l’occasione preparò una bella infornata di
squisiti biscotti.
Gavino e Mafalda vivono ancora nella buganvillea. Hanno
avuto tanti uccellini che ora sono cresciuti e che hanno costruito i loro nidi nei dintorni. Ogni tanto vanno a
trovare i genitori e i loro figli si fanno raccontare dal nonno la sua
bellissima e pericolosa avventura. La sera poi tutti si ritrovano ai Concerti
della Passeggiata.
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