lunedì 14 novembre 2011

Gavino e Mafalda (Sardegna)

Gavino e Mafalda


Gavino è uno splendido esemplare di tortora. Vive qui a Carbonia, da sempre, in via Dalmazia. La sua famiglia ha la sua casa in un albero del viale: non è sempre gradevole perché c’è molto traffico, bisogna fare attenzione a non attraversare la strada nelle ore di punta, non scendere a beccare briciole quando passano bambini che lo rincorrono e lo costringono a complicati slalom fra le persone e le automobili e non si deve decidere di fare un riposino in certe ore a causa del forte rumore.


Da qualche giorno, durante uno dei suoi voli esplorativi in altri quartieri, Gavino ha incontrato Mafalda, una tortora bellissima, che se ne stava su un filo del telefono ad osservare il mondo intorno a lei. Le prime volte non osava rivolgerle la parola, gli sembrava troppo bella e troppo distante, ma poi un giorno la sentì cantare con una voce bella quanto lei una canzone allegra e decise di farsi avanti: la salutò. Si presentò, le disse dove abitava e le raccontò che stava facendo un giro di esplorazione per vedere posti nuovi. Mafalda fu contentissima di averlo conosciuto, gli disse che le piaceva stare sul filo del telefono perché c’era uno splendido panorama e perché  lassù nessuno la disturbava. 

Per un po’ Mafalda e Gavino volarono insieme alla scoperta della città. La sera poi andavano sulla Passeggiata per i Concerti del Tramonto nei quali si esibivano i Passerotti del Quartiere. Stavano proprio bene insieme e decisero di costruire il loro nido. Salutarono le loro famiglie e si sistemarono fra i rami della splendida buganvillea color fuxia tutta in fiore di nonna Assunta.



Molto presto Mafalda depose quattro uova e si accinse a covarle, curata e coccolata da Gavino che non vedeva l’ora di essere Papà. La mattina, dopo averla accudita, volava in giro a cercare cibo per Mafalda e le portava tutte quelle cosine squisite che le piacevano e che le permettevano di passare il tempo della cova in modo più gradevole. Anche nonna Assunta metteva sul davanzale le briciole del pane e qualche volta anche dei biscotti. 



Dopo un tempo ragionevole nacquero quattro tortorelle, due femmine e due maschi. Non vi dico la gioia dei genitori! Sembrava loro di aver raggiunto la felicità.

Ma nella vita le difficoltà ci sono per tutti: nella nostra, come in tutte le storie, il cattivo era in agguato. Si trattava di Fulvo, il gattone del Signor Ernesto, il vicino di casa di Nonna Assunta. Appena le tortorelle misero il capino fuori dall’uovo, Fulvo si appostò in posizione strategica per mangiarseli alla prima occasione. 



Gavino però vegliava e quando si rese conto che il momento si faceva particolarmente difficile, disse a Mafalda: “ Carissima Mafalda, dobbiamo affrontare la situazione con coraggio e un po’ di furbizia perché l’avversario è molto più grosso e cattivo di noi. Tu mettiti tranquilla nel nido, di’ ai piccoli di non parlare assolutamente per far finta che non ci sia nessuno. Al resto penso io: sta’ tranquilla, tornerò presto.” “Fai attenzione, mio caro Gavino, ti voglio bene e senza di te non saprei vivere. Ormai abbiamo famiglia e dobbiamo essere molto responsabili”.

Gavino scese dal nido e non appena i piccoli cessarono di chiacchierare si mise a svolazzare davanti al naso di Fulvo. Al gattone non parve vero di avere una tortora così cicciottella come pranzo e fece per prenderlo. Gavino volò un po’ più in là. E Fulvo con un balzo lo raggiunse. O meglio, credette di averlo raggiunto, perché Gavino era nel frattempo volato ancora più in là. E un voletto dopo l’altro lo allontanò dal nido. Ma non bastava: la casa di Fulvo era troppo vicina al loro nido e occorreva dargli una lezione che non dimenticasse facilmente. 

Nei sui voli di esplorazione Gavino aveva adocchiato una siepe non troppo lontana: si diresse a piccoli voli verso di essa. E il gattone Fulvo dietro. Arrivato alla siepe Gavino si alzò in volo e Fulvo, con un balzo che doveva permettergli di afferrare la tortora, finì in pieno nella siepe. Dimenticavo di spiegarvi che si trattava di una siepe di fichi d’india, tipiche delle nostre isole, con delle spine lunghe così e tanti frutti con spinette piccole piccole molto penetranti.


Non vi dico in che stato ne uscì! Miagolando come un disperato, pieno di spine dappertutto si trascinò fino a casa dove il Signor Ernesto dovette levargliele tutte una per una con una pinzetta… Ci mise una giornata intera e per dargli una lezione indimenticabile lo disinfettò con l’alcol  più forte che avesse. Mai più, mai più il gattone avrebbe inseguito una tortora. Non solo, raccontò a tutti i gatti dei dintorni la sua disavventura spargendo la voce che le tortore sono uccelli pericolosissimi e che bisogna evitarli con cura.

Gavino tornò sano e salvo al nido con grande gioia di tutti, anche di nonna Assunta, che per l’occasione preparò una bella infornata di squisiti biscotti.



Gavino e Mafalda vivono ancora nella buganvillea. Hanno avuto tanti uccellini che ora sono cresciuti e che hanno costruito i  loro nidi nei dintorni. Ogni tanto vanno a trovare i genitori e i loro figli si fanno raccontare dal nonno la sua bellissima e pericolosa avventura. La sera poi tutti si ritrovano ai Concerti della Passeggiata.     


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