martedì 1 novembre 2011

L'Arancia d'Oro (Sicilia)




Sicilia


In un paese in fondo non tanto lontano, dove il mare e il cielo sono molto più blu che altrove, viveva un Signore che governava il suo territorio con molta severità. Non era granché simpatico tutto sommato, i suoi sudditi avevano paura di lui e gli obbedivano a bacchetta, sempre col timore di rappresaglie.


Questo Signore aveva un solo punto debole: gli piacevano molto le storie e aspettava sempre che qualcuno gliene raccontasse una. Ma i sudditi avevano paura di non soddisfarlo (chissà con quali conseguenze!)  e quindi preferivano defilarsi e nessuno arrivava per presentargliene una. Di conseguenza il Signore diventava sempre più scorbutico e intrattabile. E i suoi sudditi vivevano sempre peggio.


Un giorno al Signore in questione venne un’idea grandiosa, o almeno così la vedeva lui. Organizzò il tutto e qualche giorno più tardi gli araldi si sparpagliarono per il paese con un proclama:



Alla proclamazione del bando La popolazione rimase molto perplessa. La situazione economica del paese non era florida. Molti avevano solo di che sfamare la famiglia, i bambini erano costretti a lavorare la terra per dare una mano ai genitori, molti erano costretti a mangiare frutta e verdura cruda perché le mamme dovevano lavorare nei campi e non avevano tempo di cucinare. 






Così l’idea di vincere un’arancia d’oro massiccio piaceva, anche se ne avrebbe potuto approfittare una famiglia sola e le prigioni del castello erano veramente spaventose. In realtà nessuno sapeva esattamente com’erano queste prigioni perché nessuno ne era tornato vivo.


Dopo un po’ di tempo di riflessione e di discussioni, finalmente si fece vivo un padre di famiglia coraggioso. Si presentò al Signore e raccontò la sua storia, che parlava di folletti. “Si, disse il Signore, non è male come storia. Ma sappiamo tutti che nei boschi vivono i folletti, e sono numerosi. Quindi la storia non è impossibile da credere. In prigione!”


Qualche giorno dopo si presentò un altro suddito. Fu subito introdotto alla presenza del Signore e gli raccontò una storia spaventosa di streghe. “Si, disse il Signore, non è male come storia. Ma di streghe al mondo ce ne sono parecchie e sono proprio dispettose e cattive. Quindi la storia non è impossibile da credere. In prigione!”


Il successivo suddito che si presentò raccontò una storia spaventosa sull’invasione del regno da parte di orde di leoni affamati. Era così drammatica e raccontata così bene che quasi tutti i soldati presenti nella sala se ne andarono alla chetichella. Avevano una gran fifa!...  “Si, disse il Signore, non è male come storia. Ma di leoni al mondo ce ne sono parecchi e la maggior parte di loro è affamata e andrebbe in capo al mondo pur di mangiare un po’. Quindi la storia non è impossibile da credere. In prigione!”


Passavano i giorni, ogni tanto qualche suddito superava la paura della prigione e si presentava per raccontare la sua storia impossibile da credere, ma finivano tutti regolarmente in gattabuia con la solita osservazione: . “Si, diceva il Signore, non è male come storia. Ma di ……. al mondo ce ne sono parecchi e …….  Quindi la storia non è impossibile da credere. In prigione!”


In realtà il Signore in questione non voleva assegnare l’arancia d’oro per timore che non venisse più nessuno a raccontargli le storie che amava tanto. I sudditi però non erano tonti e dopo un po’ di tempo smisero di presentarsi: avevano perso ogni speranza di vincere.


Poi un giorno si presentò a corte un giovane contadino. Non aveva niente di straordinario, se non due occhi luminosi e intelligenti. 
Famiglia, soldati, anziani di corte, cuochi e servitori si dissero che forse era la volta buona. Il ragazzo, che aveva sottobraccio una pentolona di rame, fu introdotto alla presenza del Signore. Con lui c’erano i suoi due fedeli cani.  



“Buongiorno Signore. Sono venuto da te perché la mia nonna, molti anni fa, ti prestò questa pentola piena di monete d’oro. Ne avevi bisogno e le promettesti che gliele avresti restituite quando te le avesse chieste. Ecco, adesso ne ha bisogno e mi ha mandato a chiederti di onorare la tua parola.”


“Non è possibile, disse il Signore. Non mi ricordo un episodio del genere in tutta la mia vita. E’ impossibile che una contadina mi abbia fatto un prestito del genere. La tua storia non è credibile”.


“Allora, mio Signore, se la mia storia è impossibile da credere, mi devi dare l’arancia d’oro. Così è scritto nel proclama”.


Il Signore scoppiò in una fragorosa risata. Gli era tornato il buon umore che aveva perso tanto tempo prima e non si fece pregare a dare al ragazzo l’arancia d’oro. E non solo: liberò tutti i sudditi che aveva rinchiuso in prigione, diede a ciascuno una moneta d’oro, e disse loro che sarebbero stati i benvenuti ogni volta che avessero avuto una storia da raccontargli. La serenità tornò nel territorio una volta per tutte.


Eh, si! Perché tante volte è più efficace un sorriso che tante storie.


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